Storia

LE ORIGINI DELLA NOSTRA ARCICONFRATERNITA
Il 5 settembre 1593 un piccolo gruppo di oriundi siciliani si riunisce in un locale messo a disposizione da don Paolo Ciccio, anch’egli siciliano, presso la chiesetta di S. Leonardo de Albis nel rione S. Angelo, dove si radunava la Compagnia degli Scalpellini e dei Marmorari, per creare un sodalizio con lo scopo di realizzare un hospitale sotto la invocazione di Santa Maria d’Itria , di Costantinopoli, special advocata della nostra Natione siciliana per la salute delle anime nostre et per beneficio universale di tutti i siciliani che in questa città di Roma vengono per voti o devotioni , o per altri negotij et affari …”Il gruppo era composto da Giuseppe Aragona, Pietro Bongiorno, Giuseppe D’Amato, Andrea Altieri, Vincenzo Musca e Giuseppe Musolino, oriundi di diverse parti delle Sicilia.

“La chiesuola di s. Leonardo sorgeva nell’ area del palazzo già del signori Patrizi, poi dei Costaguti. Stava quasi dirimpetto a s. Maria in Publicolis, e fu distrutta sotto il pontificato di Paolo III, come ricavo dal diario manoscritto del Terribilini nell’ archivio vaticano. Ivi si adunava la compagnia degli scalpellini e marmorai. Nel tomo primo del Bullario romano, collezione di Laerzio Cherubini, v’ ha una bolla pontificia a Costanzo Patrizi, tesoriere generale, per la facoltà della distruzione della chiesa che egli comprò per scudi 1287 e baiocchi 98 dalla suddetta compagnia. Nel codice di Torino la chiesa è denominata de Albis, probabilmente da una famiglia di questo nome, ed è annoverata fra quelle dell’ ultima partita, presso s. Angelo in foro piscium. Era ufficiata in quel secolo da un sacerdote”. (Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX di Mariano Armellini, pubblicato dalla Tipografia Vaticana 1891).

ISTITUZIONE CANONICA DELLA CONFRATERNITA
Il 5 febbraio 1594 il Papa Clemente VIII, accogliendo e lodando l’iniziativa dei “pii Christi fideles siculi in urbe exsistentes”, istituisce canonicamente con il breve Pastoris Aeterni l’arciconfraternita “sub invocatione Beatae Mariae de Itria”.

LA PRIMA SEDE
La generosa donazione di un sacerdote siciliano don Matteo Catalano di Palazzolo Acreide, da anni traferito a Roma, permette alla neo-istituita confraternita di disporre di alcune case, in una zona periferica, in mezzo ad orti e vigne “presso li due macelli”. Viene così ricavato un oratorio che si affaccia in una viuzza, per lungo tempo chiamata “della Madonna di Costantinopoli”, prima di diventare l’attuale Via del Tritone.
L’icona che fu posta sull’altare maggiore della nascente cappella era una copia di quella popolarissima venerata a Costantinopoli che una pia tradizione attribuisce al pennello dell’Evangelista Luca.

SANTA MARIA D’ITRIA DI COSTANTINOPOLI
L’icona di S. Maria di Itria o Odigitria, cioè della Madre che indica nel Figlio la Via da seguire, portata a Costantinopoli da Antiochia nel V secolo d.C., fu posta dall’imperatrice Pulcheria in una chiesa da lei edificata nel quartiere di Santa Sofia. La devozione all’Odigitria si diffuse rapidamente da Costantinopoli in tutte le regioni d’influenza bizantina e non è quindi un caso che i “pii Christi fideles siculi” di Roma si mettessero sotto la protezione della Vergine venerata con questo titolo.

RUOLO E POSIZIONE DELLA CONFRATERNITA NEL 1600
Per tutto il Seicento chiesa e Arciconfraternita possono contare sull’attenzione continua e benevola di regnanti vicerè di Sicilia, del parlamento siciliano e delle autorità romane, di singoli benefattori e della stessa Sede Apostolica. Cominciano ad arrivare riconoscimenti e privilegi:

  • Papa Paolo V Borghese con la bolla “Pias Christi fidelium” concede all’arciconfraternita di liberare un condannato, anche alla pena capitale, in occasione dell’annuale festa dell’Odigitria.

  • Il Capitolo vaticano nel 1651 incorona solennemente l’immagine della Vergine Odigitria con un prezioso diadema d’oro.

  • I Sovrani di Spagna manifestano la loro benevola attenzione, oltre che con donazioni, con l’autorizzazione alla chiesa di fregiarsi del titolo di “regia” e di ornare il portone dell’arme sovrana.

ll SETTECENTO
Il Settecento si apre con un nuovo e importante riconoscimento: quello di “regia” conferito alla chiesa nel 1710 dal viceré di Sicilia marchese Carlo Antonio Spinola. Nel 1783 la chiesetta ha l’onore di accogliere Papa Pio VI, che si reca a pregare davanti alle reliquie di S. Rosalia in occasione del terremoto che in quell’anno devastò buona parte della Sicilia Orientale.

Tuttavia gli ultimi anni del sec XVIII non furono particolarmente felici per l’ “Archiconfraternita della Madonna d’Itria”. Il 15 Febbraio 1798 viene sancita la decadenza del potere temporale dei papi (Pio VI è costretto a lasciare Roma) e nasce la giacobina Repubblica Romana. Nel Dicembre dello stesso anno l’esercito di Ferdinando IV entra a Roma e segna la fine del regime repubblicano. Insieme ad altre chiese anche quella di S. Maria d’Itria viene scelta per celebrare un “Te Deum” di ringraziamento. Ma la vittoria dei napoletani è effimera, nel volgere di pochissimo tempo ritornano i francesi a Roma e si vendicano distruggendo la chiesa e, in parte, le opere annesse. Poi con un decreto del 22 Febbraio 1799 i beni dell’Arciconfraternita vengono incamerati dall’Ospedale S. Giovanni.

L’OTTOCENTO
I primi anni del nuovo secolo trascorrono in un clima di incertezza e si pensa di trovare altri siti per dare una sede alla confraternita. Prevale poi l’idea di ricostruire e, nel 1805, hanno inizio i lavori di restauro dell’antica chiesa su progetto di Francesco Manno “artista accademico di S. Luca”. I lavori proseguono con lentezza e difficoltà anche a causa delle vicende politiche della città. Finalmente nel 1814, l’oratorio di S. Maria di Costantinopoli ritorna ad ospitare le periodiche assemblee dei confratelli e, con la munificenza del Pontefice e di Re Ferdinando, si portano a termine i lavori. Il 21 Maggio 1817 si riapre al culto la chiesa restaurata.

IL NOVECENTO
Il novecento inizia con una declino sempre più pesante della confraternita. Problemi di ordine amministrativo, legati alla legge che intendeva riformare le opere pie trasformandole in istituzioni pubbliche, e le vicende politiche nel periodo tra i due conflitti mondiali e immediatamente dopo la guerra portano ad una continua flessione del numero degli iscritti. Nel 1961 il primicerio Mons. Pecoraro mostrava pubblicamente il suo scetticismo sull’avvenire dell’arciconfraternita.

Ad imprimere nuovo slancio al declinante sodalizio giunge, nel 1970, la nomina a primicerio di Mons. Antonio Maria Travia, arcivescovo di Termini Imerese ed Elemosiniere di Sua Santità. La chiesa viene restaurata e Paolo VI, con la bolla “Romana Templa” del 12 febbraio 1973, eleva il tempio a diaconia cardinalizia. Il 13 Dicembre 1974 il Cardinale Arcivescovo di Palermo, Salvatore Pappalardo, prende ufficialmente possesso del suo titolo e consacra l’altare, sul quale era stata posta una nuova icona della Vergine Odigitria, dono del Patriarca Atenagora II, ma consegnata successivamente dal suo successore Dimitrios I.

Nel 1988 la Chiesa è dotata, grazie alla munificenza della Sicilcassa, di quattro pale di altare dovute al pennello di illustri artisti siciliani. Sotto il governo di mons. Travia la confraternita viene dotata di nuovi statuti e si dà impulso alla opere di carattere caritativo. Mentre cresce il numero degli iscritti (circa 650 alla fine del secolo), si realizza un progetto culturale ambizioso, insieme alla Facoltà Teologica di Sicilia, che porta nel 1998 alla creazione del Centro per la Studio della Storia e della Cultura di Sicilia.

IL DUEMILA
Il Concistoro del 20 novembre 2010, convocato dal S. Padre Benedetto XVI, annovera l’Arcivescovo Metropolita di Palermo, Mons. Paolo Romeo. Alla consegna della berretta e dell’anello, il S. Padre Benedetto XVI gli conferisce il Titolo Presbiterale di S. Maria Odigitria. I Siciliani di Roma onorano l’alta nomina cardinalizia con la celebrazione della prima Messa da Cardinale nella Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri a Piazza della Repubblica, in Roma. Segue un raffinato ricevimento nella Sala dei Certosini della Basilica. Il 22 gennaio 2011 alla presenza del Cardinale Salvatore De Giorgi, Arcivescovo Emerito di Palermo, del Nunzio Apostolico in Italia Giuseppe Bertello, del Ministro di Giustizia Angelino Alfano, altri Arcivescovi e Vescovi, Sacerdoti e Confratelli, accolto dal Primicerio Mons. Blanda, SER il Cardinale Romeo prende solennemente possesso del Titolo nella chiesa di S. Maria Odigitria. A ricordo della presa di possesso del titolo cardinalizio l’Arciconfraternita pubblica una breve storia del sodalizio e consegna al Cardinale Titolare un anello in oro. Nella corona in micromosaico e oro è raffigurata l’icona di S. Maria Odigitria, nella fascetta lo stemma del Papa Benedetto XVI e del Cardinale Romeo, tra i due logo il motto del Cardinale “Caritas omnia sustinet”.

Il pregiato lavoro è stato eseguito con manodopera artigianale da validissimi giovani artisti di istituti di formazione. Questi stessi giovani in occasione del Concistoro hanno realizzato le artistiche croci pettorali commissionate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per i cardinali neoeletti. Nel discorso di benvenuto il Primicerio annuncia: ”a Sua Eminenza farà piacere sapere che, in seguito a una generosa donazione del Priore Emerito Gen. Umberto Cappuzzo in memoria di Silvana De Lelli, sorella della della moglie , presto avrà inizio la prima fase dei lavori di restauro nella Chiesa e annessi, seguirà una seconda fase per il restauro decorativo interno della chiesa. Gli ultimi lavori di restauro infatti risalgono al 1974″.

Il 20 marzo 2011 la Congregazione Generale approva i progetti elaborati dal Consiglio Direttivo e subito si avviano i lavori. È in questa fase preliminare che, ispezionando soffitti e tetti, si riscontra il pericolo di crollo della volta e la necessità di immediati interventi sulle capriate. Dal presbiterio alle prime due cappelle si innalzano ponteggi e piattaforme di protezione. Sotto le impalcature continuano le celebrazioni liturgiche ma con difficoltà e senza solennità. Anche le facciate della chiesa e del palazzetto richiedono urgente attenzione per l’improvviso distacco di frammenti di cornicione. Si impone l’urgenza di mantovane di emergenza e l’avvio al restauro. Con due settimane di anticipo il 15 giugno 2011 si chiude la chiesa per le ferie estive. Si comincia dal consolidamento della volta, si mette a norma e si istalla l’impianto elettrico e di deumidificazione, di videosorveglianza e diffusione sonora, si restaurano gli ambienti annessi. Un nuovo sistema di illuminazione led sostituisce la vecchia illuminazione. Si usano cavi minerali invisibili e fari motorizzati a scomparsa. Durante questi lavori i dipinti degli artisti contemporanei sono trasferiti dalla chiesa nel salone e si sostituisce l’ambone, non idoneo, con un prestigioso leggio. Il 3 ottobre 2011 per l’inaugurazione della nuova illuminazione e il completamento dei lavori interni, l’Arciconfraternita S. Maria Odigitria ha il privilegio della presenza di tutti i 22 Vescovi provenienti dalla Sicilia assieme ai Cardinali Romeo e De Giorgi, e al Ministro Angelino Alfano. Aver raggiunto un simile traguardo in pochi mesi è estremamente sorprendente. Il 1 settembre la chiesa si riapre e il 4 settembre 2011 si può celebrare la festa di S. Rosalia con solennità. La facciata del palazzetto, terminati i restauri, sarà libera da impalcature i primi di Dicembre 2011, quella della chiesa il 23 giugno 2012.

La solenne celebrazione dell’Immacolata riunisce nella chiesa dell’Odigitria le Confraternite di Roma per la Messa e la processione verso Piazza di Spagna per l’omaggio floreale alla Madonna. Il 13 dicembre 2011 la facciata del palazzetto è già restaurata e sgombra da ponteggi, si celebra la festa di S. Lucia col solenne pontificale presieduto dal Cardinale Titolare Romeo. Al tradizionale rito di ammissione sono chiamati 20 nuovi membri di giovane età, tutti con eccellenti CV. Sabato 21 gennaio 2012 si celebra la festa liturgica di S. Eustochia. Presiede il Pontificale SE Mons. Giovanni Marra, Arcivescovo Emerito di Messina e Amministratore Apostolico della Diocesi di Orvieto-Todi. In questa occasione l’Avv. Gioacchino Toldonato, Presidente dell’Associazione culturale Antonello da Messina presenta il quaderno dell’Osservatorio permanente degli studi su Antonello da Messina. Il 4 febbraio 2012 era previsto il solenne pontificale in onore di S. Agata che avrebbe dovuto presiedere il nuovo Vescovo di Acireale SE Mons. Antonino Raspante, purtroppo impedito dalla straordinaria nevicata che ha paralizzato gli aeroporti e la città.

Il Cardinale De Giorgi presiede la celebrazione della festa della Madonna SS. Odigitria il 29 maggio 2012 e ammette 22 nuovi confratelli, tra i quali il Vescovo Ausiliare di Roma Est Mons. Giuseppe Marciante, Mons. Antonio Interguglielmi, P. Giuseppe Midili e Don Giuseppe Iuculano del Vicariato di Roma, e l’Ing Vincenzo Musumarra, Coordinatore Regionale per la Sicilia della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi di Italia. Esattamente dopo un anno, il 23 giugno 2012 la facciata della chiesa restaurata, libera da impalcature e illuminata segna il completamento della prima fase dei lavori.

Dopo 12 anni, Il 1 ottobre 2012 cessa il contratto di affitto del negozio adiacente alla chiesa. Si coglie l’occasione per restaurare assieme al negozio l’area comune interna alla chiesa e istallare un sistema non invasivo di riscaldamento. In seguito a cospicue doonazioni del Priore Emerito Umberto Cappuzzo e Signora, e della Consorella Giuseppina Cipolla il Consiglio Direttivo decide di iniziare il restauro pittorico delle cappelle di S. Lucia e S. Rosalia, e successivamente con la sponsorizzazione degli amici veneti del Primicerio, il Prof. Carlo Adami di Verona e il Cav. Fiorenzo Sartor, assieme al nipote Moreno Sartor di Treviso, i lavori si estendono alle altre due cappelle, S. Gaudenzia e S. Agata, e alle paraste di tutte e quattro le cappelle. Proprio nel corso dei lavori di restauro della cappella dedicata a S. Agata, con generale sorpresa, vengono alla luce nelle lunette affreschi di due episodi della vita di San Corrado Confalonieri, totalmente sconosciuti. Si ritiene che questi affreschi risalgano al 1600. Nei pennacchi ci sono tracce di affreschi raffiguranti le Virtù da restaurare.